Avviene molto spesso, soprattutto nei casi di disturbi impedenti e generalizzati, che la persona giunga in terapia con una terapia farmacologica in corso. Questo accade, ad esempio, per i disturbi d’ansia (ansia generalizzata, attacchi di panico agorafobia e altre fobie), disturbi ossessivi (pensieri paranoici, dubbi ossessivi, compulsioni / rituali, manie ossessive, ossessioni compulsive, compulsioni, ecc…), i disordini alimentari, i disturbi depressivi (depressione bipolare), le presunte psicosi e le dipendenze da sostanze leggere (marijuana, haschish, ecstasy, LSD, alcool, ecc…). In questi casi, sarà importante che la persona eviti di sospendere o variare la propria terapia farmacologica per tutta la prima parte della psicoterapia, ovvero fino a quando non siano stati prodotti sostanziali cambiamenti terapeutici nella sintomatologia presentata. Negli stadi più avanzati della terapia, al contrario, il terapeuta strategico, in collaborazione con lo specialista che ha prescritto la terapia farmacologica, procederà a “scalare” gli psicofarmaci fino ad arrivare ad una loro totale eliminazione. Liberare la persona dalla dipendenza dai farmaci (ansiolitici, antidepressivi, antipsicotici, ecc…) infatti, rappresenta uno degli obiettivi primari della terapia strategica e un aspetto fondamentale per potere dichiarare il trattamento concluso con efficienza ed efficacia.